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TRANSIZIONE 5.0:

Nuovi incentivi dedicati alle tecnologie green e digitali

L’annuncio del ministro delle Imprese del Made in Italy, Adolfo Urso, di voler stimolare e sostenere gli investimenti delle imprese del territorio nazionale con un nuovo piano definito Transizione 5.0, capace di intercettare le transizioni digitale, ambientale ed energetica, ha destato non poco interesse e fermento negli imprenditori. Questi ultimi si interrogano, infatti, su come saranno i nuovi incentivi; cosa significa il passaggio tra Transizione 4.0 a Transizione 5.0 e che cosa cambierà per le aziende. Vediamolo insieme.

Sono infatti in lavorazione delle nuove agevolazioni previste dal Piano Transizione 5.0 e destinate a tutte le imprese, che cercheranno di ampliare gli obiettivi prefissati dalle precedenti edizioni, incentivando sia le tecnologie green, che digitali. Nello specifico, viene posto un focus particolare sugli interventi di riduzione del consumo dell’energia nei processi produttivi, sulla sostituzione dei combustibili fossili, sulla riduzione delle emissioni in atmosfera, sul recupero di materie prime critiche e sulla circolarità dei processi produttivi attraverso un uso più efficiente delle risorse.

Il legame con la Transizione 4.0:

L’Industria 5.0 proietta al futuro ciò che era già stato avviato dall’Industria 4.0, completandone il paradigma esistente: ricerca e innovazione emergono infatti come fattori abilitanti per la transizione verso un’industria europea sostenibile. L’industria 5.0 vuole sottolineare il valore delle nuove tecnologie, fornendo prosperità al di là dell’occupazione e della crescita, rispettando i confini planetari e ponendo il benessere dei lavoratori dell’industria al centro del processo produttivo.

Cosa aspettarci:

Il ministro Urso, come si evince da recenti dichiarazioni, ha infatti richiesto uno stanziamento di almeno 4 miliardi di euro per il Piano Transizione 5.0 e resta, ad ora, in attesa della risposta da parte della Commissione Europea sull’utilizzo dei fondi del RePowerEU e del PNRR. Si presume, quindi, che il nuovo intervento verrà inserito nella prossima legge di bilancio o in un provvedimento collegato. In questo scenario, un ruolo decisivo sarà giocato dai tempi di confronto tra Governo e Commissione.

Il ministro dichiara, inoltre, l’intenzione di automatizzare le misure, svincolandole dai tempi di istruttoria della pubblica amministrazione. Così facendo, le imprese non si vedranno più contestare in sede di accertamento i crediti maturati. Verrà quindi adottato il credito d’imposta al fine di permettere ad un ampio numero di imprese di partecipare all’investimento e accelerare la riconversione sia della dotazione di beni strumentali che dei processi produttivi delle imprese. Il tutto sarà regolamentato dal DPCM in arrivo.

Non ci resta dunque che attendere l’attivazione degli interventi, presumibilmente nel corso del 2024.

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